Bergman, uno specchio in bianco e nero

Giuseppe Liotta, «Hystrio», aprile-giugno 2019.

La bella immagine di coperti­na mostra un giovane Berg­man in posa da divo di Hol­lywood, come il fotogramma in bianco e nero di un film di Frank Capra. Lui, che più lonta­no dalla mitologia del cinema americano del dopoguerra non poteva essere, profonda­ mente radicato nel suo am­biente nord-europeo e nella cultura scandinava da cui traeva linfa e nutrimento per i suoi film e gli spettaco­ li teatrali, nonché per i tantissimi copioni scritti e di­retti.

Quella foto parla di un Bergman insolito, per molti versi inedito, proprio come testimonia, riga do­po riga, il fondamentale volume-saggio di Leif Zern, il più autorevole e accreditato critico teatrale scandina­vo e studioso del regista svedese, pubblicato merito­riamente ora in Italia. Si tratta della più importante biografia artistica, ma non solo, dell’uomo di teatro, di cinema e di televisione che, probabilmente più di qualunque altro cineasta, ha cambiato il nostro modo di guardare il mondo attraverso la relazione con gli altri (l’universo femminile, in particolare), di mostrarci il passato per capire il presente, di ‘vedere Bergman’ per scoprire nelle sue ossessioni, nelle sue fra­gilità, nei suoi incubi e nei suoi desideri raccontati senza veli, o reticenze, noi stessi.

Così, questo itinera­rio di Zern, nell’opera totale di Bergman, diventa per lo scrittore e il lettore una sorta di romanzo di forma­zione che segue, passo dopo passo, la straordinaria avventura artistica e umana di un genio del set cine­matografico e della scena teatrale la arricchisce di fatti e di aneddoti curiosi, divertenti, mai banali, in un intreccio continuo di vita quotidiana ed esperienza artistica, necessario artigianato e persistenti proble­matiche filosofiche.

Non una riflessione organica su Bergman, ma uno studio complessivo fatto di lampi, intuizioni, di salti concettuali e temporali, per restitui­re, non la linearità di un percorso artistico, ma i fram­menti, gli sbalzi, la devianza improvvisa, una partico­lare specie di creatività materiale. 

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