Quella scommessa di Cue Press vinta coi libri di teatro del Dams
Emanuele Giampaoli, «La Repubblica».
Sono i libri su cui ha studiato una generazione, testi che hanno fatto la storia del Dams, specie quella gloriosa delle origini, che rappresentano la memoria del teatro italiano, eppure, complice la crisi che ha cancellato tante piccole case editrici, erano praticamente introvabili.
A rimetterli in circolo ci ha pensato Mattia Visani, classe 1979, imolese, con un lungo passato sotto le Torri, che dalla fine del 2012 ha dato vita a Cue Press. «Mi sono formato all’Alma Mater e al Teatro Stabile di Torino come attore e regista e sono stato l’ultimo autore della Ubulibri di Franco Quadri, così quando la storica casa editrice fondata dal critico ha chiuso ho pensato di provare a fare qualcosa, cercando nuove strategie». Come ebook o stampa on demand applicate a titoli fuori catalogo. Ricetta semplice che ha consentito di restituire ai lettori testi come Teatri romani di Nicola Savarese, imprescindibile per conoscere le forme dello spettacolo nell’antica Roma. O I teatri di Pasolini di Stefano Casi, il primo studio che affronta in maniera sistematica l’impegno dell’artista sulla scena. O ancora Brecht regista, memorie del Berliner Ensemble di Claudio Meldolesi, sull’uso poetico dei mezzi teatrali del drammaturgo tedesco. Ma anche opere come Al limite del teatro di Marco De Marinis, sulla ricerca scenica dal 1968 al 1977, che riproposto a trent’anni di distanza, benché dia conto di una modalità di calcare le scene che non esiste più, parla di un’esperienza che continua a porre domande. La vera sorpresa è stata poi che l’operazione, lodevole dal punto di vista culturale, ha funzionato su quella imprenditoriale. «Oggi i nostri best seller arrivano a vendere intorno alle 500 copie, non male per un mercato di nicchia». In Italia la maggior parte dei lettori preferisce ancora la carta e dunque va di più il print on demand (si stampa anche una sola copia alla volta), mentre il formato ebook fa arrivare i libri Cue Press in tutto il mondo, come negli Usa e in Argentina. E a Bologna basta andare alla Libreria dello spettacolo di via Mentana.
Intanto il mondo teatrale ringrazia e premia l’iniziativa con riconoscimenti, dal Nico Garrone all’Ubu (come progetto speciale) al recente Premio Hystrio. Ma l’imbeccata, la battuta d’entrata, il suggerimento – come suggerisce il nome inglese cue – dal repertorio storico si allarga a nuove pubblicazioni di autori italiani e stranieri. «Abbiamo per esempio pubblicato Rosso di John Logan dello sceneggiatore amato da Scorsese e tra i progetti c’è la traduzione di Postdramatic Theatre di Hans-Thies Lehmann, testo fondamentale inedito in Italia». Tra i più attesi a ottobre uscirà poi il teatro di Elio De Capitani a cura di Laura Mariani. E ancora in catalogo si trovano le Albe spiegate da Martinelli, La voce poetica di Elena Bucci, Totò e Vicé di Franco Scaldati. L’ambizione, visto che l’idea funziona, è allargarsi ad altri linguaggi, primo fra tutti il cinema. «Coniugando memoria storica e nuova ricerca nei vari ambiti – continua Visani – vorremmo fare di Cue Press un luogo di confronto e discussione così da ampliare l’orizzonte. Il libro come progetto più che come oggetto».