Recensione de La supplica
Giulio Fogliata, «Rivista!unaspecie».
Non è difficile, al giorno d’oggi, incappare nella lettura, o nella visione, di commedie del Seicento. Rimane tuttavia raro cogliere da vicino quali fossero lo spirito e il genio ma anche le cure e le preoccupazioni di quelli che furono i protagonisti della Commedia dell’Arte; ce ne fornisce un prezioso esempio Nicolò Barbieri, attore nato a Vercelli nel 1576, nel saggio La supplica.
Il discorso famigliare a quelli che trattano dei comici riassume le argomentazioni fondamentali in difesa della Commedia dell’Arte e degli attori, cercando di scagionarli da quel pregiudizio, diffuso fino al XIX secolo, che li ritrae come scostumati e viziosi. Niccolò Barbieri, inoltre, non si limita alla difesa della professione dei comici; si interroga anche sul valore dell’arte dell’attore e del significato della sua professione nel contesto culturale dell’epoca. Il tutto è sviluppato in un linguaggio dolce e accomodante: il linguaggio di Beltrame, la maschera inventata dallo stesso Barbieri. A colmare la distanza storico-culturale tra noi e l’autore interviene la ricca e informata introduzione di Ferdinando Taviani (La Spezia, 1942).
Dopo aver definito la figura del Barbieri, il curatore studia l’inserirsi del trattato del Barbieri nella polemica, viva in quegli anni, relativa al teatro e alla Commedia dell’Arte. Si chiede poi come mai la professione del comico stenti a trovare il proprio equilibrio all’interno della società. Pur essendoci, al tempo del Barbieri, una già matura concezione del teatro come pausa, come svago della mente e dello spettacolo come metafora. La supplica, spiega Taviani, «non è solo la risposta di un comico che reagisce alle ingiurie e difende una professione aggredita dai pulpiti e denigrata nei trattati di morale, e che – oltre a essere un importante documento della vita e della poetica dei comici dell’arte nei primi decenni del XVII secolo – è anche la preziosa testimonianza di un primo tentativo di recepire, accanto al tempo dello spettacolo, il luogo del teatro nella città, di collocare il momento esecutivo dell’arte scenica nell’ambito delle attività culturali, di sistemare l’intero complesso dell’organizzazione teatrale in un insieme ordinato capace di nobilitarla.».
Il testo, curato da Taviani è stato pubblicato da il Polifilo nel 1971. È oggi disponibile in formato e-book e cartaceo da Cue Press.