Ribalta digitale. Nuove esperienze di lettura
Rossella Consoli, «Rivista!unaspecie».
In Italia l’avvento del digitale, dalla sua nascita, ha scatenato dubbi e reazioni di perplessità nei lettori più ‘conservatori’ e negli ‘affezionati alla carta’: al suo odore, all’ingiallimento delle pagine col tempo, all’oggetto libro, insomma; quelli abituati alla compra-vendita dal vivo, nelle librerie, circondati da scaffali strabordanti, per intenderci.
Ma quanto sappiamo dell’editoria digitale? Ecco una piccola panoramica che vuole posare lo sguardo su alcuni dati salienti, per comprendere una realtà emergente e farsi un’idea editoriale.
Alla diffusione del computer e al successivo avvento di Internet, avvenuto negli anni Novanta, forse non si era consapevoli dei rivolgimenti che questa tecnologia avrebbe portato, ma per rendere l’idea basta pensare ai cambiamenti che in una decina di anni hanno travolto il modo di fruire e produrre informazioni: nel 2000, infatti, il 75% delle informazioni erano su formato analogico, nel 2013, invece, solo il 2% di queste NON erano state decodificate da un calcolatore.
Il diverso modo di fruire le informazioni ha portato alla necessità, da parte di tutti i tipi di ‘azienda’, di attraversare differenti canali per offrire nuovi contenuti in forme innovative. L’editoria non si è tirata indietro in questa realtà fatta di contenuti virtuali e formati elettronici: ha dato il via a sperimentazioni che potessero vivere e sopravvivere in un mercato competitivo. Ecco che arriviamo al protagonista degli ultimi anni, che ha generato una serie infinita di figli e nipoti: l’e-book.
A oggi i dati dell’Aie (Associazione Italiana Editori) parlano chiaro: il fatturato editoriale nel 2014 ha avuto un calo del 5,3%, i settori in positivo sono l’editoria per ragazzi e gli e-book, che arrivano a toccare il 3% del mercato trade. Cresce del 32%, secondo i dati Istat, la lettura degli e-book, toccando 7 milioni d’italiani che ne hanno letti durante l’anno.
Cosa vogliono dire tutti questi numeri, dati, percentuali? Che lo zoccolo duro di lettori forti (quelli che acquistano un centinaio di libri all’anno) non è cambiato; per molti lettori l’esperienza del digitale è assimilabile a quella cartacea, soprattutto permette un grosso risparmio: includendo gli e-book, i lettori possono acquistare 200 titoli all’anno allo stesso prezzo dei 100 solo cartacei.
Si sono persi i lettori occasionali, ma l’editoria per ragazzi è il settore che più resiste alla crisi: i giovani lettori aumentano, facendo sorgere domande sulle motivazioni che portano poi a un calo di lettura nell’età adulta. Marco Polillo, presidente dell’Aie, dichiara: «I dati ci restituiscono una fotografia impietosa, ma lasciano intravedere una speranza: quella delle famiglie con bambini che leggono e che credono al valore della lettura. Il mondo e il mercato del libro va quindi oltre questi segni meno: c’è il digitale che pur con piccoli numeri si sta imponendo e permette di sperimentare nuove esperienze di lettura, ci sono le iniziative di promozione che in tutta Italia ci restituiscono uno scenario diverso, fatto di esperienze positive. Il nostro mondo sta cambiando pelle. È il momento in cui l’editore investe sul lungo periodo, con tenacia».
Sperimentare, dunque, potrebbe essere la parola chiave affinché si salvaguardi l’editoria. Ed ecco che entra in gioco l’esperienza del digitale che offre modelli fluidi di ricezione, che moltiplica le modalità e le prospettive di lettura attraverso la tecnologia. L’editore così offrirebbe contenuti curati e originali, declinati a seconda di esigenze specifiche, così il campo di vendita si sposterebbe sul virtuale affidandosi ai magnati della vendita online, o creando a loro volta nuove piattaforme, in grado non solo di vendere ma di condividere le informazioni, valorizzandole e trovando un nuovo mezzo di diffusione e di attrattiva.
IfBookThen, conferenza internazionale di narrativa organizzata da Bookrepublic, nell’edizione 2014 ha sottolineato come al momento ci siano più ‘storie’ che libri e come la tecnologia permetta di fruirne, attraverso diverse forme che al di fuori del cartaceo trovano nuovi modelli di lettura o di coinvolgimento del lettore. Mobnotate, ad esempio, sfrutta l’analisi del testo che si sta leggendo per consigliare altri e-book che potrebbero piacere al lettore; Socialbook è un social reading, in cui i lettori commentano i testi insieme agli altri utenti condividendo l’esperienza di lettura.
Stanno aumentando le case editrici che fanno del digitale il proprio cavallo di battaglia unendo alle abilità editoriali le competenze informatico-tecnologiche. La Cue Press offre nuove forme e aggiunge nuovi contenuti alla lettura, molto adatti alle arti dello spettacolo, facendo sì che il digitale diventi un’esperienza peculiare che permetta di esaudire curiosità attraverso approfondimenti audio, video e altro ancora, in una visione in cui il libro non è percepito come semplice oggetto ma come pro-getto di produzione culturale. Per una lettura di un quadro più ampio, in cui diverse prospettive possono intrecciarsi, si è cercato il punto di vista dell’editore, tra i protagonisti dei processi finora descritti, così abbiamo dato la parola a Mattia Visani, fondatore della Cue Press.
La Cue Press è la prima casa editrice digitale, in Italia, dedicata interamente alle arti dello spettacolo. Come hanno reagito gli autori a una forma diversa da quella cartacea?
Tutti con grandissimo entusiasmo, qualunque fosse la loro età, perché la percezione della crisi in cui versa l’editoria di settore è grande, e molti ormai hanno capito che servono modelli nuovi. Per quanto ci riguarda, vecchio e nuovo convivono in maniera produttiva e felice: riedizioni e nuove proposte, digitale e cartaceo.
Quali sono secondo te le caratteristiche principali di un e-book reader?
L’e-book rivoluzionerà, e in parte lo sta già facendo, le abitudini di milioni di lettori. Gli e-book reader permettono di gestire contenuti ipertestuali di vario genere, muovendosi sempre più dal testo alla rete. Gli e-reader di domani non saranno come quelli attualmente in commercio: saranno sottili come fogli di carta, pieghevoli, di inchiostro elettronico a colori e con un browser integrato, costeranno 15 euro e in una tavoletta ci saranno 300 libri… si capisce subito che non c’è partita… «Reinventeranno la carta!» mi ha detto Nando Taviani mentre gli parlavo dell’e-reader del futuro. Ormai lo cito sempre. Ripeto: facciamo bellissimi libri di carta a prezzi contenuti e non ci interessa creare inutili (quanto sterili) contrapposizioni. Ci interessa piuttosto, arrivare a un’utenza non raggiunta (e ormai non raggiungibile) dai vecchi modelli di distribuzione editoriale, se si può chiamare distribuzione…
Credi che il digitale possa rappresentare una possibile ‘soluzione’ alla crisi editoriale italiana?
La verità è che ormai il concetto di crisi è riduttivo e addirittura ‘rassicurante’ per alcuni, perché nasconde tentativi editoriali velleitari e raffazzonati: mancanza di prospettiva, insipienza, spreco di denaro pubblico, ecc. Più che una ‘soluzione’ il digitale è certamente una risposta alla crisi, la soluzione è un’altra ma non te la dico…
Che peso ha l’editoria digitale per le case editrici indipendenti?
Non mi limiterei ad associare l’editoria digitale a quella ‘indipendente’. In generale, l’editoria digitale offre la leggerezza del supporto alla progettualità culturale, cosa del tutto nuova fatte le dovute eccezioni. Molti editori infatti – anche non ‘indipendenti’ – stampano libri che ‘muoiono’ in magazzino… libri che non hanno bisogno di essere venduti. Dunque, una cosa è certa: l’editoria di settore in Italia, secondo i modelli a cui siamo abituati, non funziona. Ma confidiamo (e molto) nel futuro.