Una sera con Salomè, tra carta e palcoscenico
Alessia Stefanini, «Smart in the City».
La scenografia è già pronta: i tendaggi, la luna, sono in posizione, ma sul palcoscenico – ancor prima della rappresentazione – va in scena la presentazione del sostanzioso saggio di Cesare Molinari, storico del teatro e professore emerito che ha insegnato a Firenze, Toronto, Parigi, Santiago del Cile dedicato a I mille volti di Salomè. Come recita l’apertura del volume, il libro nasce dalla stretta collaborazione dell’autore con Mattia Visani, il giovane editore di Cue Press (da to cue, dare la battuta d’ingresso). È una giovane casa editrice che punta sulle nuove tecnologie per conservare la memoria del teatro attraverso testi altrimenti impossibili da consultare e per rilanciarne la vitalità culturale. Un progetto innovativo nell’ambito dell’editoria che tiene insieme il cartaceo tradizionale e soprattutto il recupero in ebook di titoli non più disponibili o di difficile reperibilità, mettendo al tempo stesso in catalogo nuove opere di autori e studiosi di primo piano.
Questo volume ne è un esempio: la ricerca iconografica già ricchissima sul cartaceo – che si presenta con una veste grafica accurata, accessibile e qualitativamente impeccabile – è ulteriormente valorizzata nell’ebook, che consente la visione di tutte le opere citate nel testo, e ottimizza ogni possibile ricerca in rete.
Salomè (che significa pacificatrice) è un archetipo che attraversa tutta la complessa vicenda del femminile con significati diversi e contrastanti via via che il personaggio appare e scompare nel corso dei secoli, dai Vangeli a Strauss, dai Padri della Chiesa a Oscar Wilde, fino a Carmelo Bene. Musa di tutte le arti (danza, pittura, scultura, cinema, teatro, musica) appare e scompare nell’incertezza dell’età, della parentela, delle intenzioni. La sua figura è alternativamente donna e bambina, madre o figlia, vendicatrice o amante, famme fatale o salvatrice. Tanti sono gli occhi che l’hanno guardata forse senza vederla, come nel disperato rimprovero che rivolge alla testa del Battista nell’opera tra le più note che le sono state dedicate: la Salomè di Oscar Wilde, andata in scena subito dopo la presentazione del libro.
Salomè al maschile
La Salomè di Oscar Wilde al Teatro Elfo Puccini è uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Il dramma teatrale del 1893 è stato scritto in francese dall’autore per l’attrice Sarah Bernhardt. Sarebbe stato poi tradotto ufficialmente in inglese dall’amico-amante di Wilde, Lord Alfred Douglas. Il dramma appare solo in parte come una riproposizione della nota vicenda biblica (Matteo, 14,3-11; Marco, 6, 17-28) modellato com’è sulle sofferenze dell’autore, alle prese con un dramma morale intimo e sociale insieme.
Per questa versione teatrale di Salomè, interpretata unicamente da uomini e ambientata nel baraccone di un luna park di periferia, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno riscritto l’opera originale intrecciando brani delle ultime opere di Wilde (in particolare dalla Ballata del carcere di Reading e De Profundis), interviste e dichiarazioni.
In uno spettacolo in cui le identità dei personaggi si moltiplicano, Ferdinando Bruni si cala inizialmente nei panni dello scrittore, incatenato in carcere (fu recluso dal 1895 al 1897), poi in quelli del profeta Iokanaan, prigioniero a sua volta, e infine di Erode, sedotto dalla giovane Salomè (Mauro Bernardi). Enzo Curcurù è Mavor Parker, un personaggio di fantasia che richiama due degli amanti di Wilde, il Giovane siriano ed Erodiade. Oltre gli eccessi di lustrini, paillettes e gioielli, i personaggi ritrovano la loro dimensione tragica anche grazie a supporti visivi di particolare intelligenza e suggestione e alla scelta delle musiche.
Ambivalenti sono i rapporti: l’amore-odio di Salomè per il Battista, l’incoffessato amore del giovane siriano, l’attrazione colpevole di Erode per la figlia della moglie, la complicità tra madre e figlia. È anche un incrociarsi di promesse tragicamente mantenute: «Bacerò la tua bocca» ripete ossessivamente Salomè al Profeta che le si nega: «Ti darò quello che vuoi» è l’impegno regale di Erode in cambio di una danza dal misero significato morale. Tutti ne verranno travolti: in primo luogo Salomè, che misura l’inconsistente voluttà di una bocca morta, mentre Erode assume la consapevolezza del potere mortifero delle sue donne.
Nel dramma di Wilde, Erode reagisce a tanta costrizione ordinando l’immediata esecuzione di Salomè («Uccidete quella donna»). Nella versione di Bruni e Frongia resta lì come un clown triste ad aspettare che i presagi si compiano.
Una nota particolare va ai contributi audiovisivi, raffinatissimi nella grafica e nelle citazioni e all’uso delle luci che rendono la figura di Salomè fredda e quasi incorporea nella sua luce blu, in contrasto con i colori caldi e chiassosi di Erode ed Erodiade.