La vita è cinema

Tutti gli scritti 1926-71

In questa raccolta di scritti e articoli apparsi su numerose riviste culturali viene ricostruito l'autentico credo artistico di Jean Renoir: dalla penna del grande regista francese si delineano ricordi e spesso esilaranti schizzi, non solo riguardo a propri capolavori come La grande illusione o La regola del gioco e sul mondo cinematografico francese e internazionale, ma anche sulla sua visione politica, incentrata sull’adesione al Fronte Popolare.

Ne emerge il ritratto di un autore totalmente dedito e devoto al cinema, che agisce secondo un'ottica in cui l'universo, non solo artistico, è «uno solo» e dove «nessuna delle sue componenti risulta inanimata e priva di vita, rivelandosi popolato di volti, cose, idee».

A cura di Giovanna Grignaffini e Leonardo Quaresima

Jean Renoir

(1894-1979) Figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste, ben presto si interessa al cinema, esordendo nel 1924 con il lungometraggio La ragazza dell’acqua.

Tra i primi registi di film sonori (La cagna del 1931), ha saputo spesso coniugare la propria estetica cinematografica con l'impegno politico segnato dalle idee del Fronte Popolare francese (La vita è nostra, Il delitto del signor Lange e La Marsigliese, tutte opere del 1936; fino al suo capolavoro del 1939, La regola del gioco).

Fuggito dai nazisti, nel 1941, si rifugia negli Stati Uniti.

Pur non accettando mai completamente il sistema hollywoodiano, continua a dirigere numerosi film (L'uomo del sud, 1945, e Diario di una cameriera, 1946).

Tornato Europa, gira altre importanti pellicole (La carrozza d’oro, 1952, con Anna Magnani e Eliana e gli uomini, 1956, con Ingrid Bergman).