«Post Teatro» di Anna Bandettini (La Repubblica)

Anna Bandettini, «La Repubblica», 28 giugno 2023

Letture di resistenza

«Non ricordo quasi niente della mia infanzia.
La mia memoria comincia con la morte di mio padre.
Prima di quell’agonia che ho vissuto come un rito di passaggio e una nuova consapevolezza della condizione umana, ho rari ricordi, tutti di guerra».
Sono parole del regista Eugenio Barba, grande maestro e rivoluzionario del teatro della seconda metà del Novecento, dal libro Strade Maestre di Corrado D’Elia e Sergio Maifredi.
Nella newsletter di oggi, infatti, parlo di libri. Non soltanto di letture piacevoli per le vacanze estive, ma di resoconti e racconti su cui vale la pena riflettere per il loro valore di resistenza al conformismo dilagante, o perché hanno un loro pensiero originale, o semplicemente perché ci stimolano a farcene uno proprio. 

La lezione dei maestri

E’ stato una bella sorpresa la lettura di Strade maestre il libro di Corrado D’Elia e Sergio Maifredi (Cue Press, euro 24.99) che consiglio vivamente. Intanto è bella l’idea da cui nasce: interrogare i più grandi registi della scena contemporanea, «Maestri» come Eugenio Barba, appunto, Lev Dodin, Arianne Mnouchkine, Peter Stein, e nuovi maestri come Warlikowski, Ostermeier, Latella, Stefan Kaegi, Milo Rau. Una bella scelta.
I due autori li hanno incontrati, non per intervistarli come giornalisti, ma per capire dalla loro vita e dal loro lavoro, dagli inizi, dalle domande che li hanno accompagnati nel corso degli anni, dalle relazioni che hanno costruito, il senso del fare teatro.
Ne escono una serie di autobiografie umane e artistiche molto interessanti.
C’è Peter Stein che parla della cultura in modo profondo (leggete la risposta in cui parla della regia), c’è Milo Rau che precisa la sua idea di nuovo teatro popolare, Arianne Mnouchkine che ricorda l’importanza di avere maestri, Antonio Latella che confessa come il teatro lo ha fatto ritrovare.
Sono parole spesso importanti, quelle dei maestri, pensieri che sono radici da cui ripartire se si vuole capire il teatro.
Ma non è un libro solo per teatranti o per chi frequenta il teatro, perché racconta come il teatro non sia solo una macchina per produrre, per vendere, per mostrare spettacoli, ma un luogo che congiunge tutte queste cose, che ha a che fare con la vita delle persone , con la società che c’è intorno.
Il teatro come macchina per comunicare, che talvolta ci appare disordinato e confuso, ma che attraverso le personalità di grandi artisti che riempiono le sue strade, ci appare una strada maestra.