«Premio Nobel per la letteratura 2023 a Jon Fosse» (La Repubblica)

Raffaella De Santis, «La Repubblica», 5 ottobre 2023

L’Accademia svedese, che dal 1901 decide il riconoscimento, ha premiato per il 2023 il norvegese Jon Fosse

A Stoccolma l’Accademia svedese ha annunciato il nuovo premio Nobel per la Letteratura 2023: si tratta del norvegese Jon Fosse.
Nel 2022 il premio era andato alla scrittrice francese Annie Ernaux.

La porta dell’Accademia si è aperta e il segretario Mats Malm ha pronunciato in una sala immersa nel silenzio il fatidico nome del vincitore: Jon Fosse.
La motivazione: «Per le sue opere teatrali e di prosa innovative che danno voce all’indicibile».
La reazione dello scrittore raggiunto da una telefonata pochi minuti prima dell’annuncio è stata di stupore: «Sono così felice e sorpreso. Non me lo aspettavo davvero».
In realtà il suo nome era nelle ultime ore tra i favoriti dai bookmaker.

Classe 1959, scrittore, poeta e drammaturgo norvegese.
Profilo ibrido come piace agli accademici svedesi per i quali la letteratura è un attraversamento largo di territori culturali, non una macchina esclusivamente romanzesca.
Fosse è lo scrittore «totale» adatto ai palati esigenti dei giurati della Svenska Akademien, l’artefice di una scrittura paradossale che attraverso le parole insegue il silenzio, ciò che non è spiegabile, né nominabile. Sul sito del Nobel si legge che Fosse ha molto in comune con il norvegese Tarjei Vesaas: «Fosse combina forti legami locali, sia linguistici che geografici, con tecniche artistiche moderniste».
Tra i suoi numi tutelari ci sarebbero Samuel Beckett, Thomas Bernhard e Georg Trakl.

Attenzione però a scambiarlo per un pessimista.
Gli accademici svedesi fanno notare che «sebbene condivida la visione pessimistica di tali predecessori, non si può dire che la sua particolare visione gnostica si traduca in un disprezzo nichilista del mondo.
Anzi nel suo lavoro c’è un grande calore e humour e nelle sue crude immagini dell’esperienza umana c’è un’ingenua vulnerabilità».
Anders Olsson, poeta e presidente della Comitato Nobel incaricato di scegliere la shortlist dei finalisti, ha detto subito dopo l’annuncio che Fosse ha la capacità di toccare i nostri sentimenti più profondi, «ansie, insicurezze, domande sulla vita e sulla morte».

La sua vittoria evoca quella di un altro genio poco ortodosso, Knut Hamsun incoronato nel 1920. Scorrendo nella lista di premi ricevuti da Fosse, se ne rintraccia uno assegnato dall’Accademia svedese nel 2007.
Certo per il Nobel era un’altra era geologica, prima dello scandalo che lo ha travolto nel 2018 e del nuovo assetto attuale. Nuovi giurati, nuovo corso.

La Norvegia nella sua storia ha vinto tre volte, l’ultima nel 1928 con Sigrid Undset.
Quella di Fosse è la quarta vittoria a quasi un secolo di distanza.

L’esordio letterario di Fosse è nel 1983 con Red, Black.
Da quel momento Fosse smette di scrivere per il teatro per dedicarsi alla letteratura.

Si deve alla Nave di Teseo la pubblicazione in Italia di recente di un paio di suoi lavori magistrali, Mattino e sera e L’altro nome. Settologia 1-2, opera fiume che prevede sette parti radunate in più volumi per un totale di oltre 1500 pagine.

In Italia possiamo leggere al momento solo le prime due parti della Settologia, tradotte in italiano da Margherita Podestà Heir.
Protagonista un pittore, Asle, che vive isolato su un fiordo della Norvegia occidentale accontentandosi di un’esistenza frugale e solitaria.
Romanzo che procede per flashback, squarci che illuminano la vita di Asle. Una scrittura asciutta, che guarda al teatro, mai un punto, solo virgole.
Pare non ci siano punti neanche negli altri volumi della serie.

La pubblicazione del secondo libro della Settologia (parti III e IV) per la Nave di Teseo esce in libreria il 10 ottobre col titolo Io è un altro che evoca la fortunata citatissima formula di Rimbaud.
Una Elisabetta Sgarbi commossa ha sintetizzato così in una intervista a caldo sul Libraio.it il romanzo-mondo di Fosse: «Racconta cosa significa essere vivi», «è un grande romanzo sul doppio, sull’arte e sulla morte».
E ha ricordato che Fosse è stato acquistato dalla Nave di Teseo grazie all’agente letteraria Barbara Griffini.

La scrittura come forma di preghiera laica, terra che con le parole rincorre il silenzio.
Tra i pittori preferiti di Fosse c’è Rothko.

Tra gli altri titoli di Fosse tradotti in italiano ci sono: Melancholia (Fandango); Insonni (Fandango); Saggi gnostici (Cue Press); Caldo (Cue Press).

Piccola curiosità: Fosse è un ammiratore dello scrittore australiano Gerhald Murnane, del quale ha tradotto in norvegese il romanzo The Fields (Le pianure).
Che fossero entrambi tra i favoriti a questo Nobel disegna un campo di immaginazione letteraria preciso: la scrittura come necessità che non risponde ad esigenze commerciali ma è animata da un’ansia di conoscenza totale e destinata alla sconfitta.

Sarà rimasto male Karl Ove Knausgard, altro autore di opere inarginabili, che da anni appare e scompare dalla top ten dei papabili.
Tra l’altro i due condividono la stessa traduttrice in lingua italiana, Margherita Podestà Heir.

Fosse è considerato un gigante, i suoi lavori sono tradotti in 40 lingue nel mondo.
Vive nella residenza onoraria di Grotten, a Olso, datagli in affido dal re di Norvegia per i suoi meriti in campo letterario.
È nato nel 1959 a Haugesund, villaggio della costa occidentale norvegese, ed è cresciuto a Strandebarm, sul fiordo di Hardanger.